Quante volte ti sei imbattuta nella sindrome dell’impostore senza nemmeno rendertene conto!
Hai in mente quella volta che non hai accettato una nuova responsabilità professionale perché non ti sei sentita abbastanza preparata per quel ruolo, oppure quando decidi di non candidarti ad un annuncio di lavoro perché il tuo profilo non è allineato al 100% con le competenze richieste nella job description?!…
Se provi spesso la sensazione di non sentirti all’altezza, se tendi a non buttarti in nuove opportunità perchè temi di non essere abbastanza, o se ti senti fortemente a disagio di fronte ai complimenti, potresti soffrire infatti della sindrome dell’impostore.
Vediamo insieme di cosa si tratta e soprattutto quali strategie puoi mettere in atto da subito per superarla ed evitare che ti metta i bastoni tra le ruote durante il meraviglioso viaggio verso la tua piena realizzazione.
SOMMARIO
- Scarsa autostima: la causa della sindrome dell’impostore
- Quando e come si manifesta la sindrome dell’impostore nella vita quotidiana
- Come superare la sindrome dell’impostore ed imparare a sentirti abbastanza
Scarsa autostima: la causa della sindrome dell’impostore
“Mi hanno proposto di rivestire un ruolo di responsabilità in azienda, ma sarò all’altezza di quell’incarico?”.
Dietro questa domanda che ha tormentato Greta per mesi, si nascondeva la cosiddetta sindrome dell’impostore: una tendenza comune a molte donne che continuano a dirsi di non essere abbastanza brave, pronte, capaci per affrontare una certa situazione perché non si sentono ancora sufficientemente preparate.
Nonostante la declinazione al maschile (impostore), le due psicologhe che hanno coniato il termine nel 1978, nello studio originale sostenevano che il fenomeno fosse particolarmente comune tra le donne di successo: soprattutto le donne competenti infatti tendevano a sminuire il proprio reale valore o a considerare alla portata di chiunque altro le sfide che avevano portato a termine.
Il tratto della personalità che le accomunava infatti era caratterizzato
- dalla tendenza a sminuire i riconoscimenti e gli apprezzamenti dall’esterno,
- dalla convinzione di non meritare il successo ottenuto perché frutto della fortuna
- dalla conseguente sensazione di venire smascherate in quanto “impostori” appunto.
Negli studi più recenti questa connotazione di genere non trova alcun riscontro ma devo ammettere che si tratta di una caratteristica che ritrovo spesso nelle professioniste che intraprendono il mio percorso 3MesixSvoltare.
Facciamo un test insieme: quante volte negli ultimi tre mesi ti è capitato di trovarti in una situazione simile a quella di Greta in cui non ti sentivi all’altezza di accettare un ruolo di responsabilità?
Quante altre, ripensando a quando hai ottenuto un avanzamento di ruolo o un aumento di stipendio hai creduto di non meritarli fino in fondo o che i motivi per cui sei stata “premiata” facessero semplicemente parte dei tuoi doveri?
O ancora, spostandoci dalla sfera professionale a quella privata, quanto spesso ti dici “sono una madre incapace” oppure “sono una moglie assente” o ancora “sono una figlia ingrata perchè penso a cambiare vita invece che a seguire le orme dei miei”, quante volte provi un senso di inadeguatezza nel rivestire il ruolo di madre, figlia, partner…?
Questi dubbi che ti assalgono sono frutto di pregiudizi su te stessa, che nascono dall’abitudine a confrontarti con ideali o modelli ai quali non ti senti di corrispondere. Questo crea in te un senso di frustrazione e ti frena dal metterti in prima linea.
La tua sicurezza vacilla: hai timore di essere criticata, giudicata da chi tu pensi ne sappia più di te o da chi ritieni abbia maggiore autorità su un determinato tema.
In un articolo del mio blog ho già parlato di cosa si nasconda dietro la paura del successo e di quanto questa possa portare ad un autosabotaggio che coinvolge non solo la sfera lavorativa ma anche quella personale.
Le insicurezze scattano per i motivi più disparati come aspetti fisici, oppure alcuni lati della preparazione professionale sui quali non ci si sente ancora pienamente padrone.
E così si innesca un circolo vizioso dal quale è difficile uscire da sole: se lo hai sperimentato credo che tu lo abbia in mente! La scarsa autostima di base ti genera un’insicurezza generale che alimenta la paura del fallimento e ti porta a non spostarti dalla situazione in cui ti trovi, nonostante non ti faccia sentire completamente soddisfatta.
Vuoi saperne di più sul mio percorso 3MesixSvoltare©?
Quando ti senti insicura, crei attorno a te un alone di negatività che ti impedisce di valutarti in maniera lucida: tendi infatti a svalutare qualsiasi tua capacità, provi fatica nelle relazioni e di conseguenza, tendi a chiuderti in te stessa.
Questo è ciò che provava Greta quando ci siamo conosciute in un corso di formazione di gruppo a seguito del quale ha deciso di intraprendere con me un percorso individuale.
Greta era una di quelle persone scettiche che non riusciva ad inquadrare in che modo farsi accompagnare in un percorso di evoluzione professionale avrebbe potuto aiutarla a risolvere concretamente la confusione e lo stress che era abituata a vivere e l'”ansia” che di conseguenza si portava a casa al termine di ogni giornata di lavoro.
Poi ha cominciato a mettere in dubbio i suoi dubbi!
A credere che, tutto sommato, provarci non sarebbe costato nulla.
Che forse, pensandoci bene, avrebbe certamente guadagnato qualcosa in termini di efficacia al lavoro, se non proprio di serenità.
Scopri nella sua video intervista come si è trasformata la vita di Greta (al lavoro e non solo) dopo aver superato la sindrome dell’impostore ed essersi presa la responsabilità di cambiare.
! SPOILER ALERT !
Da impiegata d’ufficio è diventata responsabile di produzione, riducendo le ore straordinarie e lo stress ed acquisendo consapevolezza delle sue capacità e maggior considerazione da parte di clienti, titolari e collaboratori.
Quando e come si manifesta la sindrome dell’impostore nella tua vita quotidiana
Mara invece, quando mi ha contattata, un impiego non ce l’aveva da un bel po’!
Si sentiva letteralmente bloccata nella sua ricerca di un nuovo lavoro: nelle azioni, ma anche nelle intenzioni.
Due anni prima aveva scelto di interrompere una lunga collaborazione professionale che non le stava dando più quello che desiderava e che non le permetteva di esprimere il proprio potenziale.
Dopo l’iniziale entusiasmo per questa scelta, il fatto di non avere nel frattempo definito delle alternative o un progetto di vita convincente, l’aveva ben presto portata in una situazione di totale disorientamento in cui i pochi passi compiuti senza convinzione per rilanciarsi nel mondo del lavoro avevano generato zero risultati.
Ed ecco che, pian piano, questa inefficacia ha fatto maturare dentro di lei la convinzione di non valere, di non avere le competenze adeguate, di non riconoscersi nemmeno più.
Quando ha deciso di intraprendere il percorso 3MesixSvoltare quindi, ho capito fin da subito che quello di cui aveva bisogno non era tanto un supporto nella ricerca del lavoro (diversamente non si sarebbe rivolta a me, ma ad un orientatore professionale). Mara aveva bisogno invece di partire da se stessa, da cosa sapesse e volesse fare: insomma capire chi fosse lei realmente e superare quella sindrome dell’impostore che ormai galoppava sfrenata nella sua testa, ogni volta che pensava di proporsi o mettersi alla ricerca di lavoro.
Nella video intervista Mara ti racconterà come la sindrome dell’impostore stesse diventando un’arma di auto-sabotaggio, un alibi per evitare di guardarsi dentro. Quando è riuscita a superare questa difficoltà è stato per lei come scoperchiare un vaso ricco di opportunità, proprio quelle che stava lei stessa soffocando.
E da qui il passo verso il momento “magico e improvviso” di richieste di colloquio è stato breve, anzi, istantaneo: ancora prima che cominciasse con la ricerca di lavoro, il mondo ha iniziato ad attivarsi per lei e le sono arrivate le prime proposte attraverso conoscenti ed amici.
Un’altra grande paura che prende la forma della sindrome dell’impostore accomuna molte donne che si trovano alle prese con il rientro dalla maternità.
“Sarò ancora in grado di fare quello che facevo prima?” si chiedeva Anna in attesa del suo secondo figlio.
Grazie ad un percorso di team coaching aziendale abbiamo lavorato sulla sua autostima, riuscendo ad ottenere risultati nella sfera professionale ma anche personale. Infatti grazie al lavoro insieme a me, Anna ha maturato una nuova consapevolezza del suo valore come professionista, sviluppando anche la serenità necessaria per poter vivere la gravidanza come un momento da dedicare alla propria famiglia, consapevole di poter mantenere il suo ruolo nel team e di rientrare qualche mese dopo in un ambiente in cui ritrovare il proprio posto ed il proprio senso.
Come superare la sindrome dell’impostore
Ora che hai potuto capire come funziona la sindrome dell’impostore e riconoscere la tua nelle storie di alcune delle mie clienti, passiamo alla pratica!
Ti spiegherò da dove cominciare per acquisire sicurezza in te stessa e sentirti finalmente abbastanza.
In un episodio del podcast di Consulente.Pro, insieme a Gioia Audrey Camillo abbiamo analizzato le due più comuni forme di compensazione utilizzate da molte donne che soffrono della sindrome dell’impostore per far fronte alla loro insicurezza.
LA “CORSITE” ACUTA
Ho coniato questo termine perchè credo che ben rappresenti quella tendenza, che ritrovo in moltissime professioniste che si iscrivono a 3MesixSvoltare, a voler accumulare nuovi saperi, iscrivendosi continuamente a nuovi corsi di formazione. Dietro a questa smania al miglioramento si nasconde appunto il non sentirsi mai pronte, in un loop senza fine che invece di placare l’insicurezza la alimenta.
Del resto anche Socrate diceva che “saggio è colui che sa di non sapere”!
Non sto sostenendo che ci sia qualcosa di sbagliato nell’aggiornarsi continuamente : da che pulpito, sono io la prima a farlo!
Ma in questo caso specifico la chiave per disinnescare un automatismo poco funzionale è scegliere attentamente il corso da intraprendere, alla luce della propria strategia di sviluppo complessiva.
Continuare ad accumulare conoscenza che poi non si traduce in azioni non è mai producente, non ti aiuterà a togliere quella sensazione che provi di non essere abbastanza: è necessario, ad un certo punto, vedere dei risultati tangibili per sentirsi auto-efficaci e sicure di sé.
Allora, prima di compilare l’ennesimo form di iscrizione chiediti:
Questa esperienza formativa risponde ad un bisogno o a un desiderio che potrà essere spendibile nella mia vita?
Quale motivazione mi spinge ad investire il mio tempo e denaro in questo corso di aggiornamento?
L’EFFETTO TSUNDOKU
Come mi raccontava appunto Gioia durante la puntata del Podcast, è la smania della conoscenza a spingere anche lei ad acquistare libri e riviste senza poi però trovare il tempo per leggerli.
Si tratta di un fenomeno altrettanto comune, che in Giappone è chiamano Tsundoku (“Doku” significa “leggere” e “tsun” si riferisce alla tendenza di “accumulare”), ovvero comprare libri e impilarli senza mai leggerli.
Il problema qui non sta tanto nello spreco di denaro ma nel senso di colpa derivante dal non riuscire a portare a termine un’attività.
Se anche tu, come me e Gioia, sei una divoratrice di libri, ti sarai resa conto che, un po’ allo stesso modo dei corsi di formazione, è inutile ingolfarsi di nozioni leggendo 52 libri all’anno, senza poi riuscire a concretizzare le nuove conoscenze apprese: meglio leggerne qualcuno meno ma trovare il modo di estrapolare ciò che è importante e applicabile alle tue esigenze.
Quello della “messa in pratica” è lo stesso approccio che utilizzo con le mie clienti e che le porta finalmente a sentirsi efficaci e produttive e ad abbandonare pian piano la sindrome dell’impostore.
Dopo aver visto quali sono le più comuni forme di compensazione all’insicurezza di chi soffre della sindrome dell’impostore, voglio lasciarti con tre preziose strategie pratiche che ti aiuteranno a superare la sensazione di non essere mai all’altezza delle nuove sfide:
- LA STRATEGIA DELL’AUTOEFFICACIA
Trova un modo per collezionare dei piccoli e progressivi successi quotidiani individuando degli obiettivi che siano abbastanza sfidanti ma non troppo da renderli inverosimili.
Una volta raggiunto il primo micro obiettivo potrai alzare l’asticella ed arrivare ad affrontare le situazioni che ti creano disagio.
All’inizio sarà normale non sentirti a tuo agio, perché starai uscendo dalla tua zona di comfort.
Si tratta però di uno sforzo indispensabile che ho da poco provato in prima persona, quando ho deciso di iniziare a correre: se avessi continuato a correre un minuto al giorno, non sarei mai riuscita a farlo 20 minuti di fila senza mai fermarmi.
Ogni giorno invece mi sono imposta di correre un minuto in più, ponendomi così un obiettivo sfidante ma allo stesso tempo verosimile per poter diventare man mano sempre più auto-efficace e, di conseguenza, far crescere la sicurezza nelle mie capacità.
Applica questa strategia nella tua routine e vedrai come il tuo atteggiamento negativo nei confronti delle nuove situazioni si trasformerà nella capacità di accoglierle come opportunità e non più come degli ostacoli.
- RINGRAZIA PER I COMPLIMENTI RICEVUTI e ACCETTA LA GRATITUDINE ALTRUI
“Come ti vedo bene oggi!” “Ah, dici?! E pensare che mi sono messa due cose al volo” (Segue un sorriso di imbarazzo)
“Complimenti: hai fatto un ottimo lavoro con il progetto!” E tu: ”Figurati, dovere!”
STOP!
Smettila con questa (falsa) modestia, oppure con questa auto-commiserazione, se preferisci.
Accettare i complimenti è semplice e puoi abituarti a farlo rispondendo “Grazie!”, senza aggiungere giustificazioni o commenti, oppure “Sono felice che il mio lavoro sia stato apprezzato”.
E quando fai qualcosa per gli altri, di fronte al loro “grazie” non rispondere più: “Di nulla” oppure “Ma no, figurati!”.
Rispondi semplicemente “Prego”, prendendoti il tuo merito e sottolineando così che riconosci gli sforzi che hai fatto per eseguire quel compito o per fare quel favore.
- IMPARA A DIRTI “BRAVA!”
Quando 10 giorni fa non ho raggiunto il mio micro-obiettivo giornaliero della corsa non ne ho fatto una tragedia. Ho guardato la situazione da un altro punto di vista: in quella settimana avevo già centrato 3 obiettivi su 5!
Quello che dico sempre alle donne che si rivolgono a me per uscire dalle situazioni di impasse è di non essere troppo esigenti con loro stesse e di imparare a celebrarsi anche per ciò che può sembrare loro una banalità.
Riconoscere i traguardi raggiunti, contrariamente a quanto ti hanno fatto credere, non è presunzione, ma:
- consapevolezza di te e delle tue capacità;
- saperti auto-valutare misurando punti di forza e di debolezza.
Queste abilità sono fondamentali per poter espandere il tuo potenziale e raggiungere qualsiasi obiettivo tu desideri.
Per anni io stessa sono stata incapace di riconoscere i miei successi o talenti: i voti eccellenti a scuola, la mia tenacia nel persistere di fronte alle sfide, l’attitudine a prendermi la responsabilità delle mie azioni nel rispetto delle persone che collaboravano con me ad un progetto…
Ma nel tempo ho imparato ad adottare le logiche vincenti dell’efficienza aziendale, come il monitoraggio dei KPI, ad esempio, anche alla mia vita per poterla allineare ai miei desideri.
E così, applicando le stesse strategie che ho appreso e poi sperimentato in prima persona, ho creato un programma super efficace, 3MesixSvoltare, con cui ho aiutato decine di donne a superare i limiti che si erano auto-imposte e a riconoscere le proprie capacità-chiave per realizzarsi secondo le proprie reali aspirazioni.
…affinché nessuna sia più bloccata dalla sindrome dell’impostore o dal credere di non valere, e possa brillare come merita.
Ameresti farlo anche tu?
Fissa il tuo appuntamento per una call conoscitiva:
valuteremo insieme se 3MesiXSvoltare è il percorso adatto a te.