Serena, Amelia, Jessica e Pamela hanno chiesto il mio aiuto in un momento complicato della loro vita: oberate dagli impegni o, al contrario, preoccupate per la mancanza di un flusso di lavoro costante, erano pronte a chiudere la partita IVA con cui avevano avviato la loro attività del cuore in libera professione.
Se anche tu da qualche tempo stai mettendo in dubbio le tue scelte professionali perché fatichi a gestire un’attività in proprio che non decolla come vorresti o perchè ne sei sopraffatta e non ti senti abbastanza lucida o competente per prendere una decisione risolutiva ricorda che, prima di essere una professionista, sei una donna. Hai quindi bisogno di una strategia di organizzazione e valutazione che faccia perno su di te come persona, sulla tua identità e visione e che ti permetta di definire il tuo business solo DOPO aver creato un’immagine vivida della tua vita futura a 360°.
In questo articolo, partendo proprio dalle loro esperienze, ti racconterò a quali soluzioni siano giunte Serena, Amelia, Jessica e Pamela; noterai quanto le loro scelte siano state radicalmente diverse le une dalle altre perché frutto di un lavoro di messa in ordine di emozioni, risorse, competenze e delle priorità di ciascuna.
SOMMARIO
- Sei proprio sicura che chiudere la partita IVA sia l’unica soluzione?
- Cosa puoi fare, in pratica, prima di chiudere la partita IVA
- L’ultima possibilità da dare al tuo progetto prima di chiudere la partita IVA
- “Quindi chiudo la partita iva oppure no?”
Sei proprio sicura che chiudere la partita IVA sia l’unica soluzione?
Serena è arrivata da me disperata: si trovava sul punto di dover decidere se chiudere la sua attività oppure darle un’altra possibilità a valle di 2 anni di pandemia e di importanti cambiamenti nella sua vita.
Era confusa, non sapeva valutare le opzioni che si trovava di fronte, era in balia dei suoi sentimenti e intrappolata da un senso di fallimento che sembrava pervadere ogni scenario che osava anche solo immaginare.
Lo stesso è successo ad Amelia, quando ha deciso di contattarmi: era in stallo e stava maturando l’idea che terminare la sua attività professionale indipendente per dedicarsi a qualcosa di più “sicuro” fosse la soluzione per ritrovare le energie perdute.
Jessica invece era combattuta tra il desiderio di dare spazio alla sua professione indipendente e il timore di scontentare la famiglia, per la quale ora gestisce alcune attività in azienda. La sua agenda era piena di impegni sovrapposti, la sua testa altrettanto ed anche il suo corpo cominciava a dare segnali di cedimento.
Quelle che ti ho raccontato sono le storie di alcune delle donne che hanno intrapreso con me il percorso 3MesixSvoltare: donne che si sono trovate in momenti complicati della loro vita in cui le loro scelte professionali sono state messe al vaglio
- delle aspettative altrui
- delle proprie emozioni
- della propria identità personale e professionale
- dei ruoli agiti nella loro vita, al di là del lavoro
Sono felice di seguire in queste valutazioni, tanto importanti quanto delicate, molte professioniste, architette, avvocate, commercialiste, designer, fotografe, fitness trainer che mi danno fiducia in queste e simili circostanze: le aiuto a fare ordine nelle loro emozioni e priorità per poter compiere, infine, le scelte giuste per loro.
Ecco quindi come si sono evolute le storie di Serena, Amelia e Jessica:
Serena ha valutato che la soluzione migliore per lei sarebbe stata prendersi un anno di agio in cui ricaricare le batterie e ri-focalizzare la sua visione professionale, in modo da allinearla al suo progetto di vita.
Grazie al lavoro fatto insieme ha imparato a ritrovarsi come persona e come donna, accettando le sue fragilità e trasformandole in saggezza, prendendo le distanze dal suo modo di valutarsi unicamente per le sue performances professionali.
Ha ripreso le redini della sua attività concedendosi il tempo di definire la nuova rotta e di lavorare al suo rebranding prima di riprendere a pieno regime.
Amelia, durante il percorso insieme, ha invece riscoperto una nuova e inaspettata grinta e una visione progettuale. Ha abbandonato l’idea di ritirarsi nelle retrovie mettendo il turbo alla sua attività di consulenza e, motivata dai risultati economici molto più che soddisfacenti, ha anche pianificato il momento delle dimissioni dal suo lavoro come dipendente.
Jessica sta continuando a collaborare con l’azienda di famiglia mettendo – prima di tutto a se stessa – dei paletti: ha concordato le sue disponibilità e imparato a mantenere i suoi confini per poter destinare alcuni giorni della settimana ai suoi progetti creativi indipendenti per i quali ha ritrovato nuovo slancio e soddisfazione.
Serena, Amelia e Jessica , arrivate da me convinte di dover prendere il mano la propria attività, dargli uno scossone, pronte addirittura all’eventualità di chiudere la partita iva se necessario, hanno velocemente compreso quanto il lavoro da fare fosse invece su loro stesse, sui propri valori, bisogni e desideri, molto prima che sui loro business.
Cosa puoi fare, in pratica, prima di chiudere partita IVA
Prima di fare il grande passo di chiudere la tua attività è bene quindi riconoscere che, forse, stai “solo” attraversando un momento di crisi che non ti fa essere sufficientemente lucida per prendere una decisione così importante.
Te lo dico perché lo stesso lavoro su di sé che ho proposto alle clienti che si trovavano in situazioni simili alla tua, è stato necessario anche per me circa un anno fa quando, con il crescere della mia attività, mi sono trovata in una situazione di difficoltà. Sovraccarica per la mole di lavoro, ero arrivata al punto da sperare che non arrivassero più clienti da seguire!
Sai da dove sono partita?
Dal riconoscere ed accettare che ci sono cose del mio lavoro che ODIO fare!
All’inizio la cosa mi infastidiva e mi faceva sentire scomoda: presa dal senso del dovere (che immagino tu ben conosca) non mi davo il permesso nemmeno di immaginare che quelle cose le avrebbe potute fare qualcun* altr*. Poi ho iniziato a pensare a quanto la mia attività avrebbe potuto trarre beneficio dal supporto di qualcun* che, al contrario di me, amava svolgere quel tipo di tasks.
Ho due consigli pratici che mi sento di darti se stai vivendo un momento di “crisi da sovraccarico” come quella che ti ho appena descritto:
1- Impara a delegare ciò che più ti pesa
Prima di decidere a chi trasferire alcune delle incombenze che stanno intasando la tua agenda e prosciugando le tue energie ti suggerisco di fare però un lavoro di analisi preventiva, proprio come ho fatto io in quell’occasione:
- mappa tutti i tuoi flussi di lavoro;
- individua i punti, task o interi processi che non richiedono necessariamente una tua azione;
- focalizza l’attenzione su quelli invece strategici, che quindi terrai per te;
- cerca soluzioni per snellire i processi;
Solo dopo questo tipo di analisi ho cominciato la ricerca della persona giusta per me, capendo ben presto che non sarebbe stata una soltanto, ma più di una, acquisendo anche piano piano la consapevolezza del valore aggiunto che avrei dato alla mia attività avvalendomi di professioniste esterne.
Anche Amelia, verso il termine del percorso 3MesixSvoltare, è passata dall’idea di chiudere la partita IVA al rilancio della sua attività. Inizialmente abbiamo lavorato sul ristabilire l’equilibrio vita-lavoro e sul ripristino delle sue energie ma, grazie alle sue rapide evoluzioni, Amelia è giunta velocemente a definire i suoi bisogni e a comprendere quanto ingaggiare una nuova collaboratrice sarebbe stata la soluzione più adatta a superare questo suo momento di crisi. Ora ha addirittura in previsione di trasformare la sua attività da freelance a studio professionale!
Questo per darti un’idea del fatto che quando aiuto le professioniste a strutturare le loro routine in modo efficace per aiutarle ad emergere da un loop spesso sfinente, ho sempre uno sguardo che dalla vita privata passa all’organizzazione del lavoro e viceversa, per fare in modo che tutte le sfere per loro importanti stiano in equilibrio.
E in entrambi i contesti, nel lavoro e nella vita, come ho cercato di dimostrarti in questo articolo, saper smarcare le cose che odi e che ami ed imparare a delegare, ti salverà dalla confusione e ti aiuterà a renderti una professionista efficace e una donna più serena.
2- Adotta modelli di business “realistici” per tagliare i costi di attività non strategiche
Anche Pamela è arrivata da me in un momento in cui si sentiva stressata dai ritmi frenetici della sua libera professione: aveva l’agenda piena di call, formazioni, riunioni con i consulenti ed impegni di vario tipo e da mesi il suo fatturato non le era più sufficiente per ricavarsi lo stipendio, faticando pian piano a coprire anche i costi, per sostenere i quali ha iniziato ad investire i propri risparmi.
Dopo aver destinato diverse migliaia di euro in strategie di marketing e consulenze di vario tipo che si sono rivelate fallimentari ha iniziato a pensare di avere lei stessa qualcosa che non andava: forse non era la sua attività a non funzionare, considerato che negli anni precedenti le ha dato belle soddisfazioni, forse era lei a non avere più energie, ad attirare la sfortuna, ad essere un totale fallimento… e via così!
Approda casualmente da me, e dopo averle chiarito che non mi occupo al momento di business coaching, decide comunque di affidarsi perché capiamo, durante la call, che il mio percorso può aiutarla a fare ordine nella confusione che ha in testa ed ormai anche nel cuore e ad analizzare obiettivamente la situazione.
Continuava a giudicarsi e colpevolizzarsi inutilmente, senza che questo la portasse ad individuare strategie alternative e senza prendersi le responsabilità delle sue decisioni, ma soltanto il dolore dei propri fallimenti.
Iniziamo a lavorare insieme, mappiamo le sue “mosse” e ben presto mi accorgo che Pamela ha costruito la sua attività sulla base di un modello di business “patinato” e reso splendente da un po’ di “americanità”.
In quel modello (più somigliante ad un miraggio che a un piano d’azione fondato sull’analisi della sua situazione di partenza e su una mappatura realistica di ostacoli e risorse), dopo i primi anni di entusiasmo, ha finito con il perdere sé stessa, divorata dai costi (economici e non solo) che quella “macchina delle meraviglie” aveva generato.
La guido con delicatezza: è necessario che sia lei ad arrivare a queste considerazioni, ma soltanto dopo aver ritrovato uno sguardo più obiettivo su di sé.
All’inizio del percorso infatti non era in grado di auto-stimarsi: vedeva solo incapacità ma questo non la aiutava a rilevare realmente gli errori per poterne fare tesoro né a capire su quali punti di forza fare leva per rimettersi in carreggiata.
Il nostro lavoro insieme ha toccato vari ambiti:
- le scelte sulle attività da delegare e le persone da coinvolgere nel suo team
- il modo di relazionarsi con consulenti e fornitori, e con i suoi stessi amati clienti,
- e prima tra tutte, la sua stessa auto-efficacia e capacità organizzativa.
e a quel punto BOOM!!
Pamela ha individuato la prima tessera del domino.
Quanti costi aveva inconsapevolmente generato dedicando il suo tempo ad attività non strategiche? Quante ore perse prolungando le call per il piacere di chiacchierare?
Quante energie bruciate a rifinire colori e font nelle slide dei suoi corsi, con la speranza che ogni aggiustamento la facesse sentire più adeguata ai suoi stessi standard di qualità!?
Da quell’ insight le sue abitudini rispetto alla gestione del suo tempo, di energie e risorse economiche sono cambiate e, con le abitudini anche i risultati hanno cominciato a essere diversi.
Adesso Pamela è pronta per interpellare qualcuno che la supporti nella stesura di un piano di business sapendo, lei per prima, chi è, che cosa vuole, quali siano i suoi valori e come incarnarli.
Sa come essere efficace ma anche e soprattutto efficiente.
Sa come prendersi la responsabilità di agire secondo un piano strategico e non secondo un ideale edulcorato.
Molto prima (o, almeno in parallelo) di un business plan ben fatto servono il mindset, la capacità di auto-stimarsi, di analizzare gli scenari, di essere assertive con clienti, fornitori e collaboratori, di essere proattive e concretamente efficaci.
E tu, in questo momento di crisi, hai provato a identificare quali siano le tue aree di miglioramento come Professionista con la P maiuscola?
3MesiXSvoltare
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L’ultima possibilità da dare al tuo progetto prima di chiudere partita IVA
Nonostante gli aneddoti positivi che ti ho raccontato fino a qui ti senti ancora troppo lontana dalle storie delle mie clienti? Sei proprio convinta di mollare il progetto che ami e in cui credevi?
Aspetta ancora un attimo, c’è un ultimo suggerimento potente che può aiutarti a farlo funzionare di nuovo.
L’ho testato personalmente con Marta, una professionista iscritta a 3MesixSvoltare che mi raccontava del suo bisogno di darsi un’ultima opportunità per fare in modo che un progetto al quale stava lavorando con entusiasmo e competenza – ma con risultati al di sotto delle aspettative – potesse veramente decollare.
Sfide come queste mi entusiasmano: per me è fonte di gioia indescrivibile poter aiutare altre donne a credere in sé stesse e nelle proprie idee, soprattutto quando hanno l’ambizione di rendere il mondo migliore.
È proprio ciò che io stessa ho fatto nel ragionare sulla mia strategia professionale: in diversi momenti mi sono data un aut-aut. Ed è stata la strategia migliore per spronarmi a far funzionare le cose!
Come avrai già avuto modo di notare dalle storie precedenti, quando una professionista (o aspirante tale) mi chiede aiuto per rilanciare (o avviare) un progetto a cui tiene molto ma per cui si sente esausta e fortemente demotivata nel poter ottenere risultati concreti parto da lei.
Infatti le strategie di marketing e di business devono seguire e non precedere la strategia su di te come persona, sulla tua identità e visione. Questo rovesciamento delle priorità ti permette di evitare il rischio di far poggiare i tuoi investimenti su fondamenta fragili, come ad esempio l’incapacità di darti il giusto valore come professionista.
Proprio come ho fatto con Marta, ti consiglio di partire dalla ricerca del tuo equilibrio e della tua visione personale, solo così un piano editoriale, la gestione degli appuntamenti o la strategia sui prezzi diventeranno elementi operativi, che sarai capace di affrontare con grinta e convinzione per far nascere o ripartire quel progetto a cui ti eri quasi rassegnata a rinunciare.
Se anche tu sei combattuta tra l’idea di darti un’ultima possibilità e quella di mollare ciò che ami per sempre, ascolta i miei consigli nel prossimo video per sciogliere i tuoi dubbi.
“Quindi chiudo la partita iva oppure no?”
Se, nonostante le esplorazioni interiori in cui ti ho condotta in questo articolo, sei ancora in dubbio su quale sia la scelta migliore per te, ti suggerisco alcune strategie per orientarti nel marasma degli scenari che hai nella tua testa:
- “Non so cosa fare: provo a temporeggiare ancora un po’ e mi cerco un lavoro part time da affiancare alla mia attività autonoma?”;
- “Le cose non stanno andando come previsto, che faccio: chiudo l’attività e mi cerco un lavoro qualunque oppure ci sono alternative che non vedo?”;
Ho indovinato vero? Sono queste le domande che più spesso ti frullano in testa in questo momento?
Sono gli stessi quesiti che mi hanno posto anche le persone che mi contattano per chiedermi aiuto, trovandosi di fronte ad una scelta tra scenari professionali differenti.
La necessità di decidere su una questione che impatta su tutte le aree della nostra vita apre sempre dubbi amletici nel nostro cuore e nella nostra testa.
Già, perché per quanto si continui a consigliare di “vivere a compartimenti stagni”, separando vita privata e lavoro, farlo è complicato per le persone che svolgono un’attività di carattere intellettuale e praticamente impossibile per chi lavora come autonom* e trova nella sua professione il proprio senso ed identità.
Nel video che segue ti racconto in che modo ho lavorato con una delle mie clienti per aiutarla a prendere la decisione professionale migliore per lei in quella fase delicata della sua vita.
Ti spiegherò anche come poter utilizzare in autonomia l’analisi SWOT per il tuo processo di decision-making, con alcuni accorgimenti che fanno la differenza.
Alla fine di tutto questo lavoro di introspezione potresti comunque confermare la tua idea iniziale di chiudere la partita IVA ma ci sarai arrivata con una consapevolezza: non vivrai questo momento come un fallimento, come la fine, ma come un nuovo inizio. Saprai che è la scelta più giusta per te perché arrivata grazie ad un lavoro specifico sui tuoi valori e bisogni.
L’ultimo consiglio pratico che mi sento di darti è quello di rivolgerti al* tu* commercialista, che ha una visione sicuramente più obiettiva e distaccata della situazione e che potrà darti i suggerimenti più opportuni in base al tuo caso specifico dal punto di vista fiscale e gestionale.
Dal punto di vista burocratico ti anticipo che l’iter di chiusura della partita IVA è relativamente semplice e non troppo oneroso. Hai due possibilità:
- lasciarla inattiva per tre anni. In questo caso la chiusura sarà automatica e, grazie al decreto 193/2016 legato alla Legge di Stabilità 2017, non dovrai pagare nessuna sanzione;
- compilare, accedendo al sito dell’agenzia delle entrate lo stesso modello che hai utilizzato per aprire la Partita IVA (AA9/12 per imprese individuali; lavoratori autonomi -artisti o professionisti-, AA7/10 soggetti diversi da persone fisiche) e presentarlo entro 30 giorni dalla data di cessazione dell’attività; se invece risulti iscritta al Registro delle Imprese dovrai ricorrere al modello ComUnica, che richiede più adempimenti e per il quale è necessario il supporto di un* professionista.
…Anche in questo caso la scelta giusta in assoluto non esiste: è per questo che sapere esattamente che cosa desideri per te e per la tua vita è il primo passo da fare se ti trovi di fronte ad una decisione così importante per la tua attività professionale.
Se desideri il mio supporto per chiarirti le idee e riprogettare la tua vita lavorativa in modo che si sposi in modo finalmente equilibrato con il resto, candidati alla CALL conoscitiva attraverso il pulsante qui sotto.
Tra te e il tuo empowerment c’è solo una call di distanza!
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