Non sono una mamma perfetta: come rivedere le aspettative e vivere meglio

Essere una mamma perfetta pare l’ambizione di molte.
Una veloce occhiata sui social basta per renderci conto che la nostra società è piena di “super mamme” che a ben guardare non sono altro che mamme stressate. Mamme stanche, mamme sfinite dalla lettura di manuali, tecniche per il parto, tecniche per l’allattamento, schemi per lo svezzamento, teorie pedagogiche, e chi più ne ha più ne metta!

Già, perché nella società della competizione e dell’apparenza anche le madri sono diventate performative.
Ne parlo nell’articolo di oggi, nel quale troverai una interessante intervista audio alla psicoterapeuta Laura Pigozzi, autrice di un libro su questo tema; leggerai inoltre alcune esperienze di donne che ho aiutato ad essere più serene nel conciliare i loro ruoli di madri presenti e professioniste di valore. 


Sommario


Essere mamme perfette o no?!

Numerosi blog di mamme e per mamme dispensano consigli e tecniche che aiutano le donne a trasformarsi in mamme perfette e da copertina: super efficienti alle prese con pappe, pannolini, mastiti, asili, vaccini, eppure sempre felici, in ordine e in splendida forma…

Pare che oggi l’ansia da prestazione stia contagiando ogni area della nostra vita, e quella della maternità non è esclusa.

Essere efficienti e preparate al lavoro, super organizzate a casa e nella gestione dei figli non sempre basta a sentirsi veramente serene, soprattutto quando le circostanze esterne ci scombinano le carte in tavola. Ritrovarsi ad ammettere, innanzitutto con se stesse: “non sono una mamma perfetta e me lo concedo”, è il primo passo per sentirsi più leggere e vivere meglio. 

C’è bisogno anzitutto di accettarsi come essere umani, quindi fallibili e imperfette, e di essere più amorevoli e flessibili con sé stesse, imparando a non dare troppa importanza alle aspettative, quando sono eccessive.

In questa video-intervista Giulia racconta come, grazie al mio Percorso ha ritrovato serenità riequilibrando tempi e spazi personali, familiari e professionali durante il lockdown, riuscendo anche ad ottenere nuove gratificazioni rispetto al suo ruolo di referente in ufficio. 

Tornando al tema sociale, purtroppo i luoghi comuni e gli stereotipi sulle donne agiscono anche sull’area della maternità.

La malattia del perfezionismo patinato è arrivata anche qui: in un mondo che nella realtà è tutt’altro che perfetto e che spesso è fatto di dolore (prima durante e dopo il parto), frustrazione, confusione, disorientamento, solitudine…

Voler a tutti i costi corrispondere all’immagine della mamma perfetta è davvero una “richiesta crudele e sadica della società alle donne“, come afferma Laura Pigozzi (biografia a fondo pagina), che ho intervistato qualche anno fa su questo tema. 

Sottoposta a queste aspettative sociali, una donna che comincia il suo percorso di maternità con il desiderio di essere una mamma perfetta, si trasforma ben presto in una mamma esaurita che si sente incapace, che non potrà mai ammettere: “non sono una mamma perfetta”, pena la sconfitta. E purtroppo non è una battuta, né un eufemismo.

Anche Emanuela stava per cadere in questa trappola, ma dopo aver lavorato intensamente su di sé grazie al Percorso 3MesiXSvoltare, ha dedicato la svolta ottenuta alle sue bambine.

3MesiXSvoltare

Ha già aiutato decine di donne a realizzare le proprie ambizioni. Se vuoi scoprire come, clicca il pulsante per saperne di più!

Ecco la sua testimonianza:

Qualcuna timidamente chiede alla giungla di Facebook, se è l’unica a sentirsi così sola e persa, a stare così male, a non riconoscersi…

Altre le rispondono incerte, ammettendo qualcosa di simile e dichiarando di non essere felici come dovrebbero, ora che sono diventate mamme. 

Quando a volte, preda della stanchezza, provano sentimenti ostici verso i loro bambini non si spiegano perché e si sentono “madri snaturate”; altre vorrebbero quasi gridare al mondo che ci hanno ripensato e invece non hanno il coraggio di farlo…

Alcune ammettono con vergogna di non essere mamme perfette, trovando in questo una forma di liberazione, un piccolo passo per l’accettazione.

Avere un figlio a 40 anni e pretendere di essere una mamma perfetta

Diventare madre a 40 anni è un’esperienza sempre più comune nella nostra società. 

Le donne infatti decidono sempre più spesso di posticipare il momento della prima gravidanza dopo aver realizzato una serie di obiettivi personali come ottenere una laurea o un master, consolidare una determinata posizione professionale, dedicarsi ai viaggi o allo sport, avviare la propria attività imprenditoriale.

Essere madri stanca, e le energie dei 40 anni non sono certo quelle dei 20. È pur vero che le donne che decidono di fare un figlio a questa età, pur consapevoli dei rischi che comporta, lo fanno con una consapevolezza, una maturità e – forse – un desiderio maggiori.

Una giovane mamma al suo secondo figlio o una donna matura che ha deciso – per vari motivi – di vivere la sua prima gravidanza a 45 anni si ritrovano quindi a competere per essere “super mamme”, spesso inconsapevoli del fatto di assecondare un modello costruito da altri.

Entrambe si sono attentamente preparate per essere mamme perfette, senza avere la più pallida idea di cosa significhi essere madri.

Laura Pigozzi è del parere che non debba esistere il modello della mamma perfetta, e che paradossalmente la tanto ricercata perfezione possa essere acquisita solo quando una madre si riappropria del ruolo originario che le compete, allontanandosi dai modelli che la società attuale impone alle donne, in primis quello della mamma sempre felice e realizzata esclusivamente grazie all’esperienza della maternità. Insomma, il primo passo per essere una buona madre parte dall’affermazione: non sono una mamma perfetta

Pigozzi parla di “menzogna della maternità” di un “affresco narcisistico ed irreale” che la società ha tratteggiato insieme ai molti altri stereotipi di genere appiccicati come etichette sulle donne.

Nell’intervista alla Dott.ssa Pigozzi ho approfondito il tema della donna nel suo ruolo di madre all’interno del nucleo familiare(anche in relazione alle definizioni delle identità e dei ruoli di genere) e l’antagonismo tra madre e matrigna.

Da mamma perfetta a donna felice: come riuscirci 

L’invito che rivolgo a tutte le donne che mi seguono è quello di non aderire ad un modello definito da altri, ma d’indagare dentro di sé le ragioni che portano a desiderare un figlio e affrontare una gravidanza a quarant’anni o in giovane età.

Dunque, reprimere o negare ciò che senti nel profondo non è mai una soluzione per sentirti realmente serena nelle tue scelte. È sempre bene accettare ciò che di te non comprendi fino in fondo ed accogliere quegli istinti che ti portano su strade diverse da quelle che sembrerebbero già tracciate.

Solo con una completa accettazione di te stessa potrai trovare il vero equilibrio – finalmente libero da tabù e pregiudizi –  tra ciò che provi, ciò che desideri e gli impegni che come donna e madre consapevole dovresti assolvere.

Essere donne intraprendenti, imprenditrici, libere professioniste o manager impegnate non ci assolve certo dagli impegni della maternità, ma esistono modi diversi per intendere questo delicato equilibrio realizzativo, e sono differenti per ciascuna di noi.

TI consiglio di ascoltare l’esperienza di Francesca, architetto professionista che, grazie al Percorso 3MesiXSvoltare ha superato con grinta il periodo post gravidanza, ritrovato sicurezza e scoperto nuovi modi per organizzare il suo lavoro. 

Essere una professionista di successo le permette di offrire maggiori possibilità di crescita alla sua bambina, e di essere per lei un esempio di donna intraprendente e realizzata. 

 

LAURA PIGOZZI www.pigozzi.info Laura Pigozzi opera come psicologa a Milano e in provincia di Verona come esperta di dinamiche famigliari e femminili. In qualità di insegnante di canto dedica anche al tema della voce un’attenzione particolare, alla luce della pratica analitica. Tra i suoi testi più recenti segnaliamo A nuda voce. Vocalità, inconscio, sessualità (2008), Chi è la piú cattiva del reame? (2012), Voci smarrite. Godimento femminile e sublimazione (2013) ed il recente Mio figlio mi adora. Figli in ostaggio e genitori modello (2016). Fa parte dell’associazione  ALIPSI (Associazione lacaniana italiana di psicoanalisi) ed è inoltre membro della Fondation Européenne pour la Psychanalyse. Nel blog Rapsodia da lei curato, sono raccolti contributi di psicanalisti ed artisti. E’ inoltre fondatrice del Non Coro, laboratorio stabile di sperimentazione e creatività vocale.

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