Empowerment femminile: quando “potere” significa emancipazione e speranza

DI COSA PARLA QUESTO ARTICOLO – Da qualche anno ormai nella comunicazione mediatica è frequente ritrovare l’espressione Empowerment femminile in riferimento a tutta una serie di istanze, attività, pratiche e tendenze molto variegate e spesso sorrette da diverse intenzioni, filosofie, pensieri politici. 

Non ci sono leggi che regolano la possibilità di usare certi tipi di parole (questa espressione, almeno, è ancora di uso libero!) ma credo sia importante farlo con piena consapevolezza di ciò che stiamo portando nel mondo quando lo facciamo, specie se vogliamo fare del nostro empowerment e di quello delle altre donne una bandiera.

Dunque, eccoci qui. 

Questo articolo ha un carattere in prevalenza informativo ed esplorerà il tema dell’ empowerment a partire dalle prime apparizioni del concetto in ambito formativo, per passare poi in rassegna le evoluzioni storiche in correlazione alla cultura dei femminismi, ma non mancheranno riferimenti pratici su come portare l’empowerment nella vita quotidiana.


SOMMARIO


Empowerment femminile: cosa significa?

Il termine empowerment (sostantivo derivante dal verbo to empower, ovvero potenziare,dare potere) viene spesso tradotto in italiano con potenziamento/rinforzo, ma queste espressioni non rendono completamente giustizia alla forza e complessità del concetto originale. 

Rimanda certamente all’idea di potere (power) ma la trascende per significare qualcosa di più che una semplice acquisizione di potere. È un processo complesso di evoluzione della persona (o del gruppo) a cui si riferisce, che mira alla sua autonomia, indipendenza, affermazione, rinforzo delle capacità e a far emergere il potenziale inespresso.

Quando lo applichiamo allo sviluppo personale, l’empowerment implica non solo la capacità di avere accesso a risorse, conoscenze e opportunità necessarie per realizzare i propri sogni, ma anche di prendere consapevolmente decisioni e di intraprendere azioni capaci di influenzare il proprio destino. 

L’empowerment delle donne è dunque un particolare tipo di empowerment, che tiene conto della condizione di inferiorità socio-culturale vissuta dal genere femminile (il cosiddetto gender gap) ed è orientato verso un’emancipazione che coinvolge vari aspetti della vita delle donne: dai diritti lavorativi all’equilibrio dei carichi di cura nella sfera privata, dalla consapevolezza individuale alla comunicazione pubblica ecc. 

Origini del concetto di Empowerment in ambito sociologico e formativo

Il concetto di empowerment è stato applicato per la prima volta all’ambito umanistico negli anni ’60 e ’70, con approccio sociologico e politico ed una particolare attenzione all’empowerment delle comunità e delle persone. I ricercatori e attivisti sociali hanno utilizzato il termine per descrivere i processi attraverso i quali le persone e le comunità possono liberarsi dalle oppressioni e migliorare la loro autonomia, recuperando potere di azione sulle loro vite e sul loro ambiente. Uno degli studi fondamentali in questo ambito è stato condotto da Paulo Freire, educatore brasiliano, il cui libro Pedagogy of the Oppressed (1970) ha fortemente influenzato il pensiero sull’empowerment educativo e sociale.

Tuttavia, il termine ha acquisito una definizione più strutturata e riconosciuta nel contesto educativo e della formazione a partire dagli anni ’80. In questo periodo, l’idea di empowerment è stata integrata nei modelli di training e sviluppo personale, enfatizzando il ruolo dell’educazione basata sull’empowerment nel migliorare l’autoefficacia e la capacità di decision-making delle persone. Testo chiave in questo senso è Self-Efficacy: The Exercise of Control (1997) di Albert Bandura.

Ancora oggi i rapporti UNESCO annoverano l’empowerment delle persone come uno tra i risultati fondamentali in ambito educativo, necessari per perseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs). 

Le prime adozioni del concetto di Empowerment in ambito femminile e femminista 

Anche l’applicazione del concetto di empowerment in ambito femminile e femminista ha radici che risalgono agli anni ’60 e ’70, periodo in cui i movimenti per i diritti delle donne (secondo femminismo) hanno cominciato a proporlo come strumento fondamentale per il cambiamento sociale e l’uguaglianza di genere.

Risalgono a questo ventennio diversi saggi e testi divulgativi in cui il tema è centrale. In The Feminine Mystique (1963) Betty Friedan ha messo in luce la disuguaglianza e la mancanza di realizzazione personale vissuta dalle donne, mentre l’antologia di saggi femministi Sisterhood Is Powerful (1970), a cura di Robin Morgan, ha contribuito a diffondere l’idea di empowerment e a collegarla ai movimenti per i diritti delle donne.

Negli anni ’80 e ’90 il concetto di empowerment femminile ha continuato a evolversi e ad essere utilizzato in ambiti sempre più formali, come la politica e le organizzazioni non governative, ed applicato a programmi e politiche volte a migliorare le condizioni del genere femminile.

Opere Fondamentali sono Women, Culture, and Politics (1989) di Angela Davis in cui l’autrice offre una prospettiva critica sul ruolo dell’empowerment delle donne nel contesto culturale e politico facendo riferimento alle lotte delle donne afroamericane per l’uguaglianza. Empowerment: The Politics of Alternative Development (1989) di David Lewis e Nancy Rowlands analizza invece alcune soluzioni per l’applicazione dell’empowerment femminile a livello globale e in contesti di sviluppo.

L’empowerment femminile oggi

Oggi parlare di empowerment femminile significa affrontare la questione del superamento del divario di genere nei vari ambiti:

  • Empowerment personale: ha lo scopo di aiutare le donne ad acquisire potere e autonomia sulle proprie decisioni riguardanti la salute, le finanze, la vita familiare, i propri valori, bisogni, passioni e preferenze.
  • Empowerment professionale: punta alla possibilità per le donne di realizzarsi secondo le proprie ambizioni, attitudini e competenze e mira a rimuovere gli ostacoli che impediscono alle donne di accedere a ruoli di leadership.
  • Empowerment culturale, sociale: riguarda la sfida ai bias che determinano gli stereotipi di genere, la rappresentazione equa delle donne nell’arte, nei libri di testo, nei media, l’attenzione al linguaggio come forma principale di rappresentazione, la valorizzazione dei role model.
  • Economico e politico: ha a che vedere con la conquista da parte delle donne di uno spazio nelle aree di potere collettivo, con la conseguente capacità di generare un impatto nella direzione dell’equità di diritti (in ottica, oltre che di genere, ormai sempre più trasversale rispetto a tutte le minoranze).

Per me, empowerment femminile significa restituire alle donne la responsabilità di impattare sulla propria realizzazione come persone in primis, e poi anche sul collettivo, diventando ispirazione per altre.

Aiuto anzitutto le donne a comprendere quali condizioni di impossibilità sono determinate dal contesto in cui si trovano (socio-culturale, familiare, professionale) e quindi non direttamente risolvibili, e quali spazi invece possono essere conquistati grazie alla riscoperta delle proprie risorse personali.

In seguito le sprono a sperimentare le consapevolezze acquisite, affinché non restino soltanto esplorazioni, ma si traducano in cambiamenti concreti nella loro vita.

Ecco quindi che lavorare con le donne sul loro empowerment attraverso 3MesiXSvoltare e gli altri programmi che ho ideato, significa per me essere agente di un processo di evoluzione partecipato che condivido con le donne che si affidano alla mia guida. Un processo di formazione esperienziale da un lato, e di costruzione di una nuova visione e realtà collettiva, dall’altro.

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Dati alla mano: l’empowerment femminile oggi, in Italia e nel mondo

I dati statistici

L’analisi dei dati globali e locali offre una panoramica su quanto l’empowerment femminile sia oggi una questione cruciale per il benessere dell’umanità. Secondo il Global Gender Gap Report 2024 del World Economic Forum, il divario di genere a livello generale è lontano dall’essere colmato. La stima è di circa 134 anni, poiché il gender gap è a netto svantaggio delle donne in tutti i paesi ed in molte aree. 

In Italia le donne continuano a affrontare significative disuguaglianze, come dimostrano i dati di Eurostat e ISTAT. Alcuni dati chiave:

  • Lavoro: circa il 35% dei ruoli di leadership in Italia sono ricoperti da donne, rispetto al 40% nella media dell’UE.
  • Retribuzione: Le donne guadagnano in media dal 16% al 23% in meno rispetto ai colleghi uomini per lavori simili, e il divario aumenta con l’avanzare della posizione.
  • Imprenditorialità: Solo il 22% delle startup italiane è guidato da donne, nonostante l’aumento dell’accesso a programmi di supporto e finanziamenti dedicati.

La Presidente e i modelli di leadership femminile

Oltre alle questioni emergenti dai dati statistici, un altro tema è diventato evidente dal momento in cui Giorgia Meloni ha assunto la carica di Presidente del Consiglio nell’ottobre 2022: nonostante buona parte del pensiero comune sia propensa a credere che possa essere sufficiente avere una donna in una determinata posizione per ritenere “equità fatta”, molte femministe hanno spiegato i motivi per cui la Presidente non possa ritenersi rappresentativa dei diritti e delle istanze delle donne in genere, specie quando queste mettono in discussione l’assetto sociale e familiare tradizionali.  

A due anni dall’inizio del mandato, le opinioni sul suo impatto e il suo modello di leadership sono contrastanti, le riassumo per sommi capi.

Molte femministe criticano Meloni per il suo approccio conservatore e le sue posizioni sui temi di genere e diritti delle donne. Ad esempio, le sue politiche di sostegno alla maternità e la sua posizione su questioni come l’aborto e i diritti LGBTQIA+ sono state spesso al centro delle critiche. Meloni viene in questo senso considerata un falso esempio di successo, che non sfida veramente le strutture patriarcali e le dinamiche di potere sottostanti.

Chi invece la ritiene una role model la considera un esempio di successo individuale in un contesto politico dominato dagli uomini. La sua ascesa alla carica di Presidente del Consiglio viene spesso raccontata con la logica del “se vuoi puoi: se ti impegni e sacrifichi puoi sedere ai tavoli con loro ed essere ascoltata”.

In questo senso si allinea perfettamente al “femminismo dell’empowerment” come viene definito quello delle “donne in carriera, bianche e benestanti” da cui altre femministe prendono le distanze, in quanto non tiene conto di altre forme di marginalità come la povertà e la razializzazione.

Il dibattito attorno a Giorgia Meloni illustra molto efficacemente le tensioni tra modelli di successo femminile tradizionali e le aspettative del “femminismo di 4°ondata” ossia del cosiddetto transfemminismo più inclusivo e trasformativo.

Empowerment Femminile in azienda e nel mondo del lavoro 

Come anticipato, nel contesto lavorativo empowerment femminile significa garantire pari opportunità nell’accesso alla formazione, ai percorsi di carriera e, ancor prima, a processi di selezione che garantiscano la non esclusione delle donne, spesso considerate una “seconda scelta” per via della motherhood penalty, ovvero l’insieme di ingiustizie subite per l’essere (o anche diventare potenzialmente) madri, quindi “meno produttive”.

Molte aziende stanno iniziando a implementare (incentivate anche dalla recente UNI Pdr/125:2002 – Certificazione per la parità di genere) programmi di formazione a tappeto del personale, mentoring per le donne e iniziative legate alla conciliazione vita-lavoro per favorire la genitorialità condivisa. 

Tuttavia, il progresso è lento e richiede un impegno costante, non mancano inoltre campagne di comunicazione e iniziative realizzate con il solo scopo di fare pinkwashing, ovvero di “mettere una maschera” di inclusione di genere ad organizzazioni che nella pratica quotidiana restano profondamente sessiste.

Empowerment Femminile nella vita privata

Nel contesto della vita privata, l’empowerment femminile riguarda la capacità delle donne di prendere decisioni informate e autonome riguardo alla propria salute, finanze e vita familiare. Questo include anche la possibilità di bilanciare efficacemente le responsabilità domestiche e professionali, e di avere il supporto necessario per farlo.

Rientrano in quest’ambito iniziative di sensibilizzazione come quelle della World Health Organization, che mirano a garantire alle donne accesso a informazioni e risorse per una salute ottimale.

Moltissimi sono inoltre i corsi di educazione finanziaria dedicati specificamente alle donne, che spesso restano escluse dalla gestione economica della vita domestica: i report statistici globali e quelli dei maggiori gruppi bancari riportano, ad esempio, che solo un terzo delle donne italiane risultano titolari di un conto corrente personale. 

Risulta evidente come l’empowerment delle donne dal punto di vista professionale – e di conseguenza anche economico – possa aiutare ad arginare altre forme di subalternità, come le violenze domestiche e la subordinazione in famiglia.

Empowerment Femminile nella comunicazione e nella cultura

Ultimo ambito è probabilmente quello in realtà determinante, che sorregge tutti gli altri.

Quando si parla di cultura e comunicazione si parla anzitutto di rappresentazione, e quello che non viene adeguatamente rappresentato, non esiste.

Ecco perché diffondere una storia fatta anche da donne empowered ed empowering, donne di successo (tradizionalmente escluse – a differenza degli uomini – dalla storia delle varie discipline tecniche, artistiche e degli eventi significativi) ed un linguaggio che le nomini in modo specifico, è una forma di empowerment sostanziale (e non solo formale) per tutte coloro che si identificano nel genere da secoli misconosciuto.

Da qui le raccomandazioni per la revisione dei libri di testo, le linee guida per chi si occupa di informazione, le liste di donne memorabili come quella delle Unstoppable Women di Startup Italia, le battaglie per i femminili professionali. 

Cosa puoi fare, in pratica, per il tuo Empowerment

Anzitutto desiderare di più!

Proprio così. In un articolo di qualche tempo fa ho approfondito il concetto di Gender Dream Gap e ne ho poi discusso brevemente con Ambra Angiolini in un episodio di Radio Capital. (dal minuto 39:00).

Si riferisce al divario di genere relativo alle aspirazioni, che secondo alcuni studi è determinato fin dalla tenera età a causa di fattori culturali: già dai 5 o 6 anni le bambine tendono a sottovalutare le proprie capacità e a scegliere di conseguenza carriere meno remunerative.

Lavorando con tantissime donne ogni anno mi è molto evidente quanto questo si traduca nella loro paura a “puntare su se stesse” e i propri sogni quando desiderano dare alla propria vita una svolta di carriera o relativa a progetti di impatto.

La prima cosa che faccio per sbloccarle quindi è proprio riattivare in loro la facoltà desiderante, liberandola dagli stereotipi di genere

È quello che consiglio di fare anche a te, e posso cominciare ad aiutarti con la visualizzazione guidata che trovi qui.

Ma come dare un boost alla tua routine lavorando sul tuo empowerment?

L’approccio che utilizzo permette di farlo principalmente attraverso le abitudini e il growth mindset. Se desideri applicare subito in autonomia alcune delle strategie che propongo nei percorsi nella tua vita quotidiana, sul mio blog trovi una selezione di contenuti dal taglio pratico.

Empowerment femminile: spunti conclusivi

Il percorso verso una maggior equità sociale a livello globale ci riguarda tutti/e ed il viaggio di ciascuna verso la propria realizzazione è un contributo personale al movimento per i diritti delle donne. 

In questo senso, spero tu abbia infine compreso che l’empowerment femminile non è solo un concetto: è un impegno individuale e collettivo verso l’emancipazione e la speranza. 

È il momento di darti il permesso di desiderare di più, e di riuscire ad ottenerlo!

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