“Voglio cambiare vita e lavoro ma ho una paura terribile di fallire e di quello che potrebbe accadere. Ho paura di non saper sostenere la nuova situazione. …E se poi sto peggio di prima?”
La paura di fallire può colpire chiunque, magari proprio le stesse persone che in questo momento vedi come esempi di successo.
J.K. Rowling per diventare la famosissima autrice di Harry Potter ha dovuto superare disoccupazione, depressione e diversi rifiuti da parte degli editori; Malala Yousafzai a soli 17 anni ha ricevuto il premio Nobel per la pace, grazie al suo impegno per il diritto all’istruzione, negato alle donne del Pakistan dai talebani, sopravvivendo ad un attentato e a continue minacce di morte.
Due storie molto diverse che però ci raccontano di quanto spesso la fama dei successi tenda a far dimenticare le sconfitte che molte donne hanno dovuto affrontare e i problemi contro cui, con tenacia e non certo senza fatica, hanno combattuto ed ancora combattono ogni giorno per la loro affermazione.
In questo articolo vedremo come, di fatto, il successo non sia altro che un insieme di atti di coraggio con cui alcune persone esorcizzano la paura del fallimento e si spingono oltre, alla ricerca di strategie per imparare dagli errori e per ritornare in carreggiata dopo gli incidenti di percorso, che fanno parte della vita di ognuna di noi.
SOMMARIO
- Come affrontare la paura di fallire mi ha portata alla realizzazione
- Da dove viene la paura di fallire?
- Affrontare la paura del fallimento con la pratica
- Paura di fallire o paura di cambiare?
- Cosa fare quando senti che fallirai, ma nel tuo cuore la scintilla è ancora accesa
Come affrontare la paura di fallire mi ha portata alla realizzazione
Nella mia vita mi sono spesso trovata di fronte a stop improvvisi: la mia grande forza creativa mi spingeva a pensare a sempre nuovi progetti ma la paura di fallire, qualche anno fa, mi impediva di agire. È una sensazione che ho vissuto diverse volte, anche se, nel tempo, si è fatta sempre meno ricorrente man mano riuscivo a superare piccole e grandi sfide.
Quello che succedeva a me a quei tempi (e, ti confesso, ogni tanto anche adesso!) è la stessa dinamica che ho riscontrato in molte professioniste e donne di talento che ho seguito nel mio percorso 3MesixSvoltare: la tendenza a “farsi fregare” dalla sindrome dell’impostore e dall’idea che le cose non funzionano finché non sono perfette.
Per spronarti a trovare il coraggio per agire, se in questo momento ti senti bloccata dalla paura di fallire, ho pensato di raccontarti come è iniziato il mio viaggio verso quella che è oggi la mia professione, per farti comprendere che se non avessi avuto il coraggio di far fronte ai miei numerosi errori e fallimenti degli ultimi dieci anni, oggi non sarei quella che sono e non avrei la possibilità di aiutare tante donne intraprendenti ad ottenere risultati meravigliosi per sé e per la loro vita!
La prima volta che ho provato la sensazione di fallimento è stata nel 2017 quando ho lanciato il mio podcast “Chiacchiere da Venere” dedicato all’empowerment femminile e, molto artigianalmente, con le mie sole competenze, ho preparato il mio primo sito web.
In quel momento ho iniziato a pensare di integrare il mio lavoro da dipendente con le consulenze, decidendo di promuovere il progetto investendo in un corso dedicato al marketing su Facebook e qualche migliaia di euro in ADS.
…Inutile dire che non mi servirono a nulla, in quanto il mio messaggio non era ancora chiaro a me per prima, e le persone con cui cominciavo a lavorare al di fuori del mio contesto principale arrivavano dalla conoscenza diretta e dal passaparola.
Il mio freno più grande era la paura di fallire, e i mancati risultati dimostravano che mi stavo autosabotando con le mie stesse mani: non credendo in me ero io stessa l’artefice dei peggiori scenari che mi immaginavo.
Per fortuna non ho abbandonato il mio progetto ma, a distanza di due anni, ho trovato il modo per perseguirlo in maniera diversa.
Questa è stata la prima di una lunga serie di inciampi, che hanno rappresentato, allo stesso tempo, meravigliosi momenti di crescita.
Come la tremenda sensazione che ho provato diversi anni prima quando, a 24 anni, ho fatto il mio ingresso in aula in qualità di docente. Rientravo a casa ogni pomeriggio piangendo per la fatica di dover “reggere” emotivamente classi complicate: gruppi di adolescenti che ne sapevano più di me sulle difficoltà della vita e che non perdevano occasione per mettermi alla prova.
Avevo paura di non essere all’altezza, di non poter reggere più di una settimana lì dentro!
Invece poi i giorni passavano e con essi la paura veniva sostituita dalla determinazione di volercela fare, ed il fantasma del fallimento diventava sempre più sbiadito ed irreale. Ho insegnato alle scuole professionali per anni e da lì ha avuto inizio anche la mia carriera come trainer e coach di docenti e formatori e come project manager.
Questa è una prima dimostrazione di come perseverare di fronte alle difficoltà e agli apparenti fallimenti momentanei possa farci da “palestra” per maturare nuove competenze, aprirci opportunità non considerate e aiutarci a diventare donne sempre più assertive ed autorevoli, capaci di farsi rispettare e di sostenere i propri sogni di realizzazione.
Adesso veniamo al momento più tosto: non scorderò mai la vertigine di sentirmi in bilico sopra al burrone dell’estate 2019, subito dopo aver rassegnato le dimissioni dal mio lavoro a “tempo indeterminato”.
In quel momento ho guardato dritto in faccia la paura del fallimento che per me significava non riuscire a vivere del lavoro indipendente che con tutto il cuore avevo scelto e fortemente voluto per anni.
Inviare CV ad aziende e società di consulenza e formazione tra luglio e agosto non era stata un’ottima idea per ottenere riscontri rassicuranti, e nella calma (apparente) di quei tre mesi estivi non facevo altro che sentirmi terrorizzata dall’idea di aver compromesso, con una scelta tanto azzardata, non solo la mia stabilità economica ma anche la mia relazione di coppia.
Intravedevo già il fallimento dato dalla mia incapacità e dalle delusioni arrecate a chi mi aveva sostenuta. Su tutti i CV inviati ho ottenuto in quel periodo pochissimi riscontri.
Ma i fallimenti di quei mesi non finiscono qui: uno dei primi progetti su cui avevo basato la mia “sicurezza” economica si interruppe dopo qualche mese; altre collaborazioni che avevo in essere come formatrice cominciavano inoltre a starmi strette perché la mia evoluzione professionale portava altrove ed ogni nuovo incarico generava in me ansia da prestazione oltre ad un forte senso di disallineamento e incapacità.
Ancora una volta, però, ho compreso che la strategia migliore era un’altra: quella di coltivare le relazioni, di fare networking e di investire sulla comunicazione dei miei servizi e delle mie competenze per posizionarmi in modo unico sul mercato.
È quello che avevo già cominciato a fare e che, passo dopo passo, mi ha portata ai risultati di oggi.
Dove voglio arrivare con questo racconto auto-referenziale?
Voglio farti capire che la paura di fallire può colpire chiunque, magari proprio le stesse persone che guardi come esempi di successo dalle quali trarre ispirazione.
Da dove viene la paura di fallire?
Ora che hai compreso che la paura di fallire non è qualcosa di cui tu debba vergognarti ma un tratto caratteristico di ogni essere umano, facciamo un passo indietro per comprendere che cosa la scatena e se c’è qualche modo per gestirla, per non farsi paralizzare.
Tendiamo a demonizzare la paura perché la percepiamo come un freno; in natura è però una delle emozioni più preziose per la sopravvivenza della nostra specie.
Le Neuroscienze ci hanno insegnato che la percezione cosciente delle emozioni è una delle principali caratteristiche che contraddistingue l’essere umano dalle specie animali: mentre gli animali provano le emozioni in modo più istintivo, l’uomo ha sviluppato dei circuiti neuronali che gli permettono di riconoscere le emozioni e – con un po’ di allenamento – di prenderne distanza, imparando a osservarle e a gestire il loro perdurare nel tempo sottoforma di stati emotivi.
Questo meccanismo è funzionale a livello biologico perché ci consente di attuare strategie adatte alle diverse situazioni.
Tuttavia ti sarai accorta che non è sempre così facile riuscire ad avere il pieno controllo delle nostre emozioni.
Questo accade perché il nostro corpo agisce prima della nostra mente. Si attivano cioè degli automatismi fondamentali per la sopravvivenza dell’essere umano che permettono di reagire velocemente a una situazione potenzialmente minacciosa.
La paura di fallire che stai provando di fronte ai tuoi progetti di cambiamento è quindi una risposta emotiva naturale che deriva dalla percezione di una minaccia presunta o immaginata o di un rischio per il tuo benessere, la tua sicurezza o la tua reputazione.
Quando ti senti frenata nel cambiare vita per sentirti più realizzata e soddisfatta di te, sono le tue paure ataviche che si risvegliano di fronte all’idea di non farcela.
Questa può essere generata da molteplici fattori:
- aspettative sociali di un sistema basato sul successo e che considera il fallimento come qualcosa da evitare;
- esperienze passate: se in passato hai fallito e ti sei sentita umiliata o giudicata negativamente;
- perfezionismo che può portarti a un’eccessiva preoccupazione per il risultato e la paura di non riuscire a raggiungerlo;
- bassa autostima: se ti senti valutata principalmente per le tue performance il fallimento può sembrarti un attacco alla tua identità personale.
La paura di fallire è un’emozione naturale e molto comune, che può servire a proteggerti, ma che non deve diventare un’alibi per distoglierti dall’idea di essere una donna realizzata, quanto piuttosto motivarti a lavorare sodo per mettere in atto quel progetto di vita e lavoro che sia tanto sostenibile per te e chi ami, quanto entusiasmante e in linea con il tuo potenziale.
Come fare?
Con il mio percorso 3MesixSvoltare ho aiutato molte donne che si sentivano immobilizzate dalla paura: solo quando hanno accettato di assumersi dei rischi ponderati hanno visto realmente quali opportunità di crescita e di apprendimento si nascondevano dietro quel muro, ed hanno finalmente SVOLTATO!
3MesiXSvoltare
Ha già aiutato decine di donne a realizzare le proprie ambizioni. Se vuoi scoprire come, clicca il pulsante per saperne di più!
È ciò che è successo a Francesca che, quando mi ha contattata, provava una forte sensazione di fallimento per aver trascurato la sua famiglia per un’azienda che non le stava dando il giusto riconoscimento.
Questa esperienza e la precedente l’avevano letteralmente paralizzata e – sebbene fosse una professionista piena di risorse – aveva paura a proporsi e a ricercare alternative, per il timore di “sbagliare ancora”.
Lavorando insieme a me sulla percezione del proprio valore e sulla sua comunicazione, ha superato la sua impasse e ricominciato la ricerca attiva di nuove opportunità professionali, riuscendo infine a conquistare la posizione a cui ambiva, ma anche a dedicare maggior tempo alla cura di sé e allo svago con sua figlia di 6 anni.
Scarsa autostima e sindrome dell’impostora
Non sempre del resto una conquista professionale coincide con un’immediata fiducia in se stesse. Anzi: a volte è proprio a seguito di un successo che si scatena la cosiddetta sindrome dell’impostore, ovvero la paura di essere smascherati in quanto non abbastanza competenti in quell’ambito.
“Mi hanno proposto di rivestire un ruolo di responsabilità in azienda, ma sarò all’altezza di quell’incarico?”. Dietro questa domanda che ha tormentato Greta per mesi, si nascondeva la cosiddetta sindrome dell’impostore comune a molte donne che non si ritengomo mai abbastanza brave, pronte, capaci per affrontare una certa situazione in quanto non ancora sufficientemente preparate.
Nonostante la declinazione al maschile (impostore), le due psicologhe che hanno coniato il termine nel 1978, nello studio originale sostenevano che il fenomeno fosse particolarmente comune tra le donne di successo: soprattutto le donne competenti infatti tendevano a sminuire il proprio reale valore o a considerare alla portata di chiunque altro le sfide che avevano portato a termine.( Scoviamo qui molto facilmente i retaggi di un sistema patriarcale che spinge le donne a sentirsi sempre e comunque inadeguate, ma per parlare di questo avremo altre occasioni.)
Il tratto della personalità che le accomunava infatti era caratterizzato
- dalla tendenza a sminuire i riconoscimenti e gli apprezzamenti dall’esterno,
- dalla convinzione di non meritare il successo ottenuto perché frutto della fortuna
- dalla conseguente sensazione di venire smascherate in quanto “impostori” appunto.
Negli studi più recenti questa connotazione di genere non trova alcun riscontro ma devo ammettere che si tratta di una caratteristica che ritrovo spesso nelle professioniste che intraprendono 3MesixSvoltare.
Facciamo un test insieme: quante volte negli ultimi tre mesi ti è capitato di trovarti in una situazione simile a quella di Greta in cui non ti sentivi all’altezza di accettare un ruolo di responsabilità?
Quante altre, ripensando a quando hai ottenuto un avanzamento di ruolo o un aumento di stipendio hai creduto di non meritarli fino in fondo o che i motivi per cui sei stata “premiata” facessero semplicemente parte dei tuoi doveri?
O ancora, spostandoci dalla sfera professionale a quella privata, quanto spesso ti dici “sono una madre incapace” oppure “sono una moglie assente” o ancora “sono una figlia ingrata perchè penso a cambiare vita invece che a seguire le orme dei miei”, quante volte provi un senso di inadeguatezza nel rivestire il ruolo di madre, figlia, partner…?
Questi dubbi che ti assalgono sono frutto di pregiudizi su te stessa, che nascono dall’abitudine a confrontarti con ideali o modelli ai quali non ti senti di corrispondere. Questo crea in te un senso di frustrazione e ti frena dal metterti in prima linea.
La tua sicurezza vacilla: hai timore di essere criticata, giudicata da chi tu pensi ne sappia più di te o da chi ritieni abbia maggiore autorità su un determinato tema.
In un articolo del mio blog ho già parlato di cosa si nasconda dietro la paura del successo e di quanto questa possa portare ad un autosabotaggio che coinvolge non solo la sfera lavorativa ma anche quella personale.
Le insicurezze scattano per i motivi più disparati come aspetti fisici, oppure alcuni lati della preparazione professionale sui quali non ci si sente ancora pienamente padrone.
E così si innesca un circolo vizioso dal quale è difficile uscire da sole: se lo hai sperimentato credo che tu lo abbia in mente! La scarsa autostima di base ti genera un’insicurezza generale che alimenta la paura del fallimento e ti porta a non spostarti dalla situazione in cui ti trovi, nonostante non ti faccia sentire completamente soddisfatta.
Quando ti senti insicura, crei attorno a te un alone di negatività che ti impedisce di valutarti in maniera lucida: tendi infatti a svalutare qualsiasi tua capacità, provi fatica nelle relazioni e di conseguenza, tendi a chiuderti in te stessa.
Questo è ciò che provava Greta quando ci siamo conosciute in un corso di formazione di gruppo a seguito del quale ha deciso di intraprendere con me un percorso individuale.
Greta era una di quelle persone scettiche che non riusciva ad inquadrare in che modo farsi accompagnare in un percorso di evoluzione professionale avrebbe potuto aiutarla a risolvere concretamente la confusione e lo stress che era abituata a vivere e l'”ansia” che di conseguenza si portava a casa al termine di ogni giornata di lavoro.
Poi ha cominciato a mettere in dubbio i suoi dubbi!
A credere che, tutto sommato, provarci non sarebbe costato nulla.
Che forse, pensandoci bene, avrebbe certamente guadagnato qualcosa in termini di efficacia al lavoro, se non proprio di serenità.
Scopri nella sua video intervista come si è trasformata la vita di Greta (al lavoro e non solo) dopo aver superato la sindrome dell’impostore ed essersi presa la responsabilità di cambiare.
! SPOILER ALERT !
Da impiegata d’ufficio è diventata responsabile di produzione, riducendo le ore straordinarie e lo stress ed acquisendo consapevolezza delle sue capacità e maggior considerazione da parte di clienti, titolari e collaboratori.
Quando e come si manifesta la sindrome dell’impostore nella tua vita quotidiana
Mara invece, quando mi ha contattata, un impiego non ce l’aveva da un bel po’!
Si sentiva bloccata nella sua ricerca di un nuovo lavoro: nelle azioni, ma anche nelle intenzioni. Due anni prima aveva scelto di interrompere una lunga collaborazione professionale che non le stava dando più quello che desiderava e che non le permetteva di esprimere il proprio potenziale.
Dopo l’iniziale entusiasmo per questa scelta, il fatto di non avere nel frattempo definito delle alternative o un progetto di vita convincente, l’aveva ben presto portata in una situazione di totale disorientamento in cui i pochi passi compiuti senza convinzione per rilanciarsi nel mondo del lavoro avevano generato zero risultati.
Ed ecco che, pian piano, questa inefficacia ha fatto maturare dentro di lei la convinzione di non valere, di non avere le competenze adeguate, di non riconoscersi nemmeno più.
Quando ha deciso di intraprendere il percorso 3MesixSvoltare quindi, ho capito fin da subito che quello di cui aveva bisogno non era tanto un supporto nella ricerca del lavoro (diversamente non si sarebbe rivolta a me, ma ad un orientatore professionale). Mara aveva bisogno invece di partire da se stessa, da cosa sapesse e volesse fare: insomma capire chi fosse lei realmente e superare quella sindrome dell’impostore che ormai galoppava sfrenata nella sua testa, ogni volta che pensava di proporsi o mettersi alla ricerca di lavoro.
Nella video intervista Mara ti racconterà come la sindrome dell’impostore stesse diventando un’arma di auto-sabotaggio, un alibi per evitare di guardarsi dentro. Quando è riuscita a superare questa difficoltà è stato per lei come scoperchiare un vaso ricco di opportunità, proprio quelle che stava lei stessa soffocando.
E da qui il passo verso il momento “magico e improvviso” di richieste di colloquio è stato breve, anzi, istantaneo: ancora prima che cominciasse con la ricerca di lavoro, il mondo ha iniziato ad attivarsi per lei e le sono arrivate le prime proposte attraverso conoscenti ed amici.
Superare la sindrome dell’impostore per prepararti a fallire con successo!
Ora che hai potuto capire come funziona la sindrome dell’impostore e riconoscere la tua nelle storie di alcune delle mie clienti, passiamo alla pratica!
Ti spiegherò da dove cominciare per acquisire sicurezza in te stessa e sentirti finalmente abbastanza.
In un episodio del podcast di Consulente.Pro, insieme a Gioia Audrey Camillo abbiamo analizzato le due più comuni forme di compensazione utilizzate da molte donne che soffrono della sindrome dell’impostore per far fronte alla loro insicurezza.
LA “CORSITE” ACUTA
Ho coniato questo termine perchè credo che ben rappresenti quella tendenza, che ritrovo in moltissime professioniste che si iscrivono a 3MesixSvoltare, a voler accumulare nuovi saperi, iscrivendosi continuamente a nuovi corsi di formazione. Dietro a questa smania al miglioramento si nasconde appunto il non sentirsi mai pronte, in un loop senza fine che invece di placare l’insicurezza la alimenta.
Del resto anche Socrate diceva che “saggio è colui che sa di non sapere”!
Non sto sostenendo che ci sia qualcosa di sbagliato nell’aggiornarsi continuamente : da che pulpito, sono io la prima a farlo!
Ma in questo caso specifico la chiave per disinnescare un automatismo poco funzionale è scegliere attentamente il corso da intraprendere, alla luce della propria strategia di sviluppo complessiva.
Continuare ad accumulare conoscenza che poi non si traduce in azioni non è mai producente, non ti aiuterà a togliere quella sensazione che provi di non essere abbastanza: è necessario, ad un certo punto, vedere dei risultati tangibili per sentirsi auto-efficaci e sicure di sé.
Allora, prima di compilare l’ennesimo form di iscrizione chiediti:
Questa esperienza formativa risponde ad un bisogno o a un desiderio che potrà essere spendibile nella mia vita?
Quale motivazione mi spinge ad investire il mio tempo e denaro in questo corso di aggiornamento?
L’EFFETTO TSUNDOKU
Come mi raccontava appunto Gioia durante la puntata del Podcast, è la smania della conoscenza a spingere anche lei ad acquistare libri e riviste senza poi però trovare il tempo per leggerli.
Si tratta di un fenomeno altrettanto comune, che in Giappone è chiamano Tsundoku (“Doku” significa “leggere” e “tsun” si riferisce alla tendenza di “accumulare”), ovvero comprare libri e impilarli senza mai leggerli.
Il problema qui non sta tanto nello spreco di denaro ma nel senso di colpa derivante dal non riuscire a portare a termine un’attività.
Se anche tu, come me e Gioia, sei una divoratrice di libri, ti sarai resa conto che, un po’ allo stesso modo dei corsi di formazione, è inutile ingolfarsi di nozioni leggendo 52 libri all’anno, senza poi riuscire a concretizzare le nuove conoscenze apprese: meglio leggerne qualcuno meno ma trovare il modo di estrapolare ciò che è importante e applicabile alle tue esigenze.
Quello della “messa in pratica” è lo stesso approccio che utilizzo con le mie clienti e che le porta finalmente a sentirsi efficaci e produttive e ad abbandonare pian piano la sindrome dell’impostore.
Affrontare la paura del fallimento con la pratica
Dopo aver visto quali sono le più comuni forme di compensazione all’insicurezza di chi soffre della sindrome dell’impostore, voglio lasciarti con tre preziose strategie pratiche che ti aiuteranno a superare la sensazione di non essere mai all’altezza delle nuove sfide:
- LA STRATEGIA DELL’AUTOEFFICACIA
Trova un modo per collezionare dei piccoli e progressivi successi quotidiani individuando degli obiettivi che siano abbastanza sfidanti ma non troppo da renderli inverosimili.
Una volta raggiunto il primo micro obiettivo potrai alzare l’asticella ed arrivare ad affrontare le situazioni che ti creano disagio.
All’inizio sarà normale non sentirti a tuo agio, perché starai uscendo dalla tua zona di comfort.
Si tratta però di uno sforzo indispensabile che ho da poco provato in prima persona, quando ho deciso di iniziare a correre: se avessi continuato a correre un minuto al giorno, non sarei mai riuscita a farlo 20 minuti di fila senza mai fermarmi.
Ogni giorno invece mi sono imposta di correre un minuto in più, ponendomi così un obiettivo sfidante ma allo stesso tempo verosimile per poter diventare man mano sempre più auto-efficace e, di conseguenza, far crescere la sicurezza nelle mie capacità.
Applica questa strategia nella tua routine e vedrai come il tuo atteggiamento negativo nei confronti delle nuove situazioni si trasformerà nella capacità di accoglierle come opportunità e non più come degli ostacoli.
- RINGRAZIA PER I COMPLIMENTI RICEVUTI e ACCETTA LA GRATITUDINE ALTRUI
“Come ti vedo bene oggi!” “Ah, dici?! E pensare che mi sono messa due cose al volo” (Segue un sorriso di imbarazzo)
“Complimenti: hai fatto un ottimo lavoro con il progetto!” E tu: ”Figurati, dovere!”
STOP!
Smettila con questa (falsa) modestia, oppure con questa auto-commiserazione, se preferisci.
Accettare i complimenti è semplice e puoi abituarti a farlo rispondendo “Grazie!”, senza aggiungere giustificazioni o commenti, oppure “Sono felice che il mio lavoro sia stato apprezzato”.
E quando fai qualcosa per gli altri, di fronte al loro “grazie” non rispondere più: “Di nulla” oppure “Ma no, figurati!”.
Rispondi semplicemente “Prego”, prendendoti il tuo merito e sottolineando così che riconosci gli sforzi che hai fatto per eseguire quel compito o per fare quel favore.
- IMPARA A DIRTI “BRAVA!”
Quando 10 giorni fa non ho raggiunto il mio micro-obiettivo giornaliero della corsa non ne ho fatto una tragedia. Ho guardato la situazione da un altro punto di vista: in quella settimana avevo già centrato 3 obiettivi su 5!
Quello che dico sempre alle donne che si rivolgono a me per uscire dalle situazioni di impasse è di non essere troppo esigenti con loro stesse e di imparare a celebrarsi anche per ciò che può sembrare loro una banalità.
Riconoscere i traguardi raggiunti, contrariamente a quanto ti hanno fatto credere, non è presunzione, ma:
- consapevolezza di te e delle tue capacità;
- saperti auto-valutare misurando punti di forza e di debolezza.
Queste abilità sono fondamentali per poter espandere il tuo potenziale e raggiungere qualsiasi obiettivo tu desideri.
Per anni io stessa sono stata incapace di riconoscere i miei successi o talenti: i voti eccellenti a scuola, la mia tenacia nel persistere di fronte alle sfide, l’attitudine a prendermi la responsabilità delle mie azioni nel rispetto delle persone che collaboravano con me ad un progetto…
Ma nel tempo ho imparato ad adottare le logiche vincenti dell’efficienza aziendale, come il monitoraggio dei KPI, ad esempio, anche alla mia vita per poterla allineare ai miei desideri.
E così, applicando le stesse strategie che ho appreso e poi sperimentato in prima persona, ho creato un programma super efficace, 3MesixSvoltare, con cui ho aiutato decine di donne a superare i limiti che si erano auto-imposte e a riconoscere le proprie capacità-chiave per realizzarsi secondo le proprie reali aspirazioni.
…affinché nessuna sia più bloccata dalla sindrome dell’impostore o dal credere di non valere, e possa brillare come merita.
Ameresti farlo anche tu?
3MesiXSvoltare
Ha già aiutato decine di donne a realizzare le proprie ambizioni. Se vuoi scoprire come, clicca il pulsante per saperne di più!
Paura di fallire o paura di cambiare?
“Voglio cambiare ma ho una paura terribile di quello che potrebbe accadere se riuscissi davvero nel mio progetto: non ho idea di come potrebbe cambiare il rapporto con mio marito e i bambini, e temo di allontanarmi del tutto dalle mie amiche di una vita, che già faticano a capirmi quando scalpito per il lavoro,…”
Queste sono solo alcune delle domande che tormentavano A. prima che ci conoscessimo durante la CALL orientativa dedicata al percorso 3MesixSvoltare: quando ha deciso di salire a bordo del programma, in soli tre mesi ha realizzato che, proprio come le più famose eroine delle fiabe, solo affrontando concretamente i suoi draghi sarebbe diventata più consapevole, ma anche efficace e capace di imprimere alla sua vita la svolta che tanto desiderava.
Perché, come sostiene la dott.ssa Stefania Andreoli “[…] il fallimento è rassicurante, si ha più paura del rischio di farcela”, ne ho parlato anche nel mio recente articolo sulla paura del successo.
Si tratta anche in questo caso di un processo fisiologico: la nostra mente è un meccanismo straordinariamente efficiente perché cerca continuamente di tutelarci: cerca le soluzioni migliori per farci risparmiare tempo ed energie.
Se sai che la strada che ti permette di raggiungere una meta è più breve rispetto ad un’altra, inconsciamente sarai portata a imboccarla, senza investire energie nella ricerca di una nuova via, che potrebbe non essere quella giusta.
Così procedi per abitudini rassicuranti che ti tengono però lontana da quel cambiamento che tanto desideri, attivando in te una sensazione di paura ogni volta che provi a cambiare strada per allontanarti da quella vita che sembra fatta su misura per gli altri, non certo per te!
Come permettere alla tua mente di lasciare il freno a mano per aiutarti a realizzare la vita che desideri?
Prima di tutto cercando di capire se la paura che ti blocca non sia in realtà solo una corazza di scuse che ti stai raccontando per non doverti esporre e lasciare la situazione così com’è, frustrante, noiosa, svilente, ma pur sempre famigliare.
Esplora il mondo delle tue paure e scoprirai se dietro di esse ci sono, in realtà, solo proiezioni di situazioni impossibili, scenari improbabili che ti sei solo immaginata.
Fallo attraverso tre domande chiave che ti aiuteranno a dare un volto alle tue paure per affrontarle una volta per tutte:
- Pensando a come vorresti essere, al tuo cambiamento, cosa ti fa paura lasciare? Cosa hai paura di perdere?
- Cosa temi di trovare di così sgradevole e negativo per te mettendo in atto questo cambiamento?
- Quando immagini di cambiare nella direzione che tu desideri, cosa senti, quali sensazioni provi?
Annotare le risposte ti darà l’opportunità di conoscere meglio te stessa e di sentirti più forte: messe nero su bianco le potrai guardare con un occhio più oggettivo e distaccato e sarà più semplice cercare delle vie alternative.
Proprio come ha fatto Barbara che ha vinto la sua paura di cambiare e imparato a trasformare gli ostacoli in opportunità:
Cosa fare quando senti che fallirai, ma nel tuo cuore la scintilla è ancora accesa
Sei certa che fallirai. Allora perché stai ancora a farti dilaniare dai dubbi? Forse non ne sei così convinta?
Forse senti, in fondo in fondo, che potresti anche farcela se solo riuscissi a prendere il coraggio a due mani e a gettarlo oltre la paura!
Qualche tempo fa, ho lanciato una provocazione sul mio profilo LinkedIN: “Cosa faresti se fossi certa che andrà come desideri?”.
Sabina ha provato a rilanciare con un’altra provocazione: “Se invece sono certa che andrà male, mi consigli di buttarmi lo stesso?”.
Ovviamente NO! Buttarsi a capofitto in un fallimento che si sente certo è la garanzia per ottenerlo!
Però dietro a questo NO ci sono innumerevoli considerazioni da fare che non sono poi così banali: questo dubbio merita di essere esplorato e sciolto.
Nel prossimo video troverai alcuni consigli su cosa fare/non fare quando sei in procinto di lanciarti verso un nuovo progetto di vita, quali domande possono aiutarti ad ottenere le risposte che ti servono per agire sentendoti sicura delle tue valutazioni e determinata (seppure con un po’ di brivido) rispetto ai risultati che potrai ottenere.
Se nel 2019 non avessi buttato il mio coraggio oltre la paura probabilmente oggi sarei molto più infelice di allora, mi sentire ancora più incapace e starei vivendo di rimpianti.
Per chi funziona come me e tantissime mie clienti non c’è cosa peggiore di una vita passata nella frustrazione e nell’impossibilità di mettere a frutto i nostri talenti ed intuizioni attraverso un lavoro che ci realizzi appieno.
Se ti riconosci e senti il bisogno di una mano per sbloccare la tua empasse e ritrovare la grinta che ti contraddistingue attraverso un progetto in cui restituire al mondo le tue capacità e privilegi, io sono qui, e non vedo l’ora di accompagnarti nella tua svolta!
Tra te e il tuo empowerment c’è solo una call di distanza!
CANDIDATI QUI aL percorso 3MesixSvoltare